Hermann Tilke difende i suoi circuiti: " La pista perfetta non esiste, non tutte le gare possono essere emozionanti"
L'architetto tedesco è stato spesso criticato per la conformazione di alcuni tracciati di sua elaborazione
La stagione che si è conclusa qualche settimana fa, tra le note positive da tenere in considerazione ha visto il ritorno in calendario di alcuni tracciati storici, dove le monoposto di Formula 1 avevano smesso di gareggiare già da diversi anni. La storia, l'ambientazione e la conformazione di piste come Imola, Nurburgring, Istanbul e l'esordio del Mugello e di Portimao, ha entusiasmato non solo i tifosi, ma ha divertito anche gli stessi piloti. Lewis Hamilton, ad esempio, si è espresso a favore di questi appuntamenti che, al di là dello spettacolo non sempre presente, sono stati apprezzati soprattutto per essere riusciti ad esaltare le capacità di guida di chi è sceso in pista.
L'abbandono e il declino di alcuni degli appuntamenti più iconici e rappresentativi della categoria rappresenta argomento di discussione già da qualche tempo e sembra essere uno dei punti su cui bisognerebbe lavorare maggiormente per riavvicinare tanti appassionati a questo sport. La crisi finanziaria di alcuni organizzatori e le mire espansionistiche della Federazione per sviluppare il brand al di fuori dei confini europei ha aperto frontiere che fine a qualche anno fa sembravano impensabili. Il primo grande ingresso in questo senso, attraverso la realizzazione del tracciato malesiano di Sepang, ha sempre riscosso grande partecipazione, tanto da convincere che questa fosse la strada da perseguire. Seguiranno negli nuovi appuntamenti come la Cina ed il Bahrain, tanto per citarne un paio. Tutti affidati all'ingegnere tedesco Hermann Tilke, divenuto uomo di fiducia della Federazione sotto questo senso. L'ampliamento del calendario, assieme alla candidatura di nuove nazioni, ha massicciamente estremizzato la realizzazione di nuovi progetti, non senza qualche clamoroso buco nell'acqua, a tal punto da coniare nell'ambiente l'appellativo di tilkodromo. Circuiti realizzati pressochè allo stesso modo, dove di sorpassi neanche a cercarli. E anche i piloti hanno spesso storto il naso. Quest'anno infatti è finita sotto la lente di ingrandimento la prima variante del tracciato russo di Sochi, a detta di molti improponibile per completare un sorpasso e quindi da riprogettare. Tilke però ha sempre difeso il suo operato, sostenendo come i pochi sorpassi, soprattutto in alcuni appuntamenti, sia da ricercare anche nel livello di prestazioni raggiunto da piloti e vetture.
“La F1 ha in pista i migliori piloti al mondo. Commettono qualche errore al venerdì, quasi mai la domenica. Per riuscire ad avvicinarsi ad una vettura servono curve che favoriscano questa possibilità – ha spiegato Tilke intervistato dalla testata austriaca Der Standard – oppure un errore da parte del pilota davanti, ma è sempre più difficile che i piloti sbaglino. Altri fattori, come il degrado delle gomme, potrebbero giocare un ruolo importante. La pista perfetta non esiste. Non tutte le partite di calcio sono emozionanti, così come all’Università non tutti i corsi sono coinvolgenti e stimolanti allo stesso modo”.
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