La notizia era già nell'aria da un pò e si attendeva solo l'ufficialità. Dal prossimo anno il cognome più famoso della F1 tornerà sulla griglia di partenza.
L'ingaggio da parte del team Haas del figlio d'arte è una notizia che porta entusiasmo all'interno del paddock e genera curiosità tra gli appassionati. Ma senza farsi trasportare da facili confronti col passato, quel che appare più importante è il bisogno necessario di contenere le aspettative. Il cognome, ma ancor di più la storia del padre, sono un fardello pesantissimo, ma davanti a questi elementi, a maggior ragione, al ragazzo va dato tempo. Abbiamo avuto il piacere di osservare Mick nelle categorie minori durante gli ultimi anni e sembra essere un pilota intelligente e concreto, che non balza agli occhi per il talento esplosivo e l'esuberanza, Leclerc e Verstappen sono eccezioni rare infatti, ma è riuscito comunque e sta riuscendo a portare a casa tutt'oggi risultati eccelenti con pazienza e razionalità. C'è da dire che in F3 e in F2 ha dimostrato un approccio complicato alle categorie, con due 12esimi posti al termine dei campionati, ma l'apprendimento crescente e costante ed un atteggiamento sereno gli hanno permesso di superare le difficoltà di ambientamento delle prime stagioni. Infatti al secondo anno di F3 è riuscito a portare a casa il titolo, mentre attualmente in F2 si trova in testa al campionato con due appuntamenti ancora da disputare. Quindi, a chi ha spesso pensato che l'avvicinamento di Mick alla Formula1 e l'ingresso nella Ferrari Driver Academy rispondessero più ad esigenze di carattere commerciale, che riuscissero ad accendere i riflettori sull'ambiente, ad oggi possiamo dire che al di là del cognome, il giovane tedesco si è meritato su pista il grande salto. Non bisogna dimenticare che stiamo parlando di un ragazzo di 21 anni che da quando ha cominciato a gareggiare è costantemente al centro dell'attenzione, sommerso dalle pressioni e col fardello del padre sulle spalle. Mick anche in questo ha dimostrato tenacia e lucidità, incarnando la figura di chi si è costruito tutto da solo, con i propri mezzi e le proprie forze, nonostante un talento ancora non del tutto esploso.
Questa non è la prima volta che assistiamo ad un passaggio di consegne padre-figlio, e in alcuni casi abbiamo visto nascere dinastie gloriose. Questo ci conferma come non solo la velocità è una questione di sangue, ma ancor più importante è crescere e formarsi in un ambiente dove le corse sono vita, essenza. L'attitudine, la mentalità, il carattere vengono trasmessi ed inculcati come un'eredità preziosa. Si dice che i primi modelli da cui acquisiamo comportamenti ed atteggiamenti sono i nostri genitori. E che in maniera naturale ma inconsapevole tendiamo a farli nostri e riproporli. A casa Villeneuve, Hill, Rosberg o Verstappen vi è la più limpida dimostrazione di tutto ciò. Non può limitarsi tutto ad una semplice questione genetica, c'è di più. Gli Schumacher lo sanno da un pezzo, dopo aver portato due fratelli in pista a cavallo di tre decenni. E ora ci stanno riprovando, nel tentativo di riscrivere il futuro.
Ma non aspettiamoci subito fuochi di artificio. Bisognerà essere pazienti e saper aspettare quel momento, che ad onor del vero potrebbe mai arrivare. Mick è atteso da una stagione piuttosto complicata sulla carta, anche se è ormai abituato a prime annate bistrattate. L'assenza pressochè totale di test pre season gli renderà difficile non solo l'approccio alla categoria ma anche trovare uno stile di guida che gli consenta di adattarsi velocemente alle nuove vetture. I primi appuntamenti saranno per questo più un'occasione per macinare chilometri, che non un banco di prova. Ne è cosciente anche il team, che reduce da un'annata tutt'altro che positiva, con una vettura poco competitiva dovrà cercare di aiutare il più possibile i suoi rookies. Infatti, l'assenza di un compagno di squadra navigato e dispensatore di consigli rappresenta un altro limite per una crescita più rapida, ma abbiamo imparato a conoscere Mick e sappiamo quanto sia bravo e lucido a darsi dei tempi e a venir fuori dalle difficoltà.
Non vogliamo sbilanciarci su quello che vedremo o quello che da tifosi vorremmo vedere un giorno, e i paragoni con chi ha riscritto la storia di questo sport non ci piacciono. Parliamo sì di un ragazzo che con quel cognome ha un onore ed un onere importante su di sè e accentrerà le attenzioni di mezzo mondo. Un ragazzo che è riuscito semplicemente a realizzare un sogno ed ha il proprio futuro legato ad un invisibile ed indissolubile filo rosso...


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